venerdì 16 novembre 2007

CULTURA POPOLARE

Recupero dal vecchio blog: 20 Maggio 2006
Premessa.
Oggi e' il giorno giusto per ripubblicare un vecchio post: ieri sera infatti, dopo 1 anno e 5 mesi, ho avuto il piacere indescrivibile di poter assistere ad uno spettacolo di Ascanio Celestini al teatro Ciak di Milano.

Descrivere Ascanio e la sua arte e' estremamente difficile; o meglio, e' difficile rendere l'idea della genialita', dell'importanza e della intelligenza dei suoi spettacoli.
Ci provo, ma vi dico a priori che non ne sono capace:

Ascanio arriva sul palco. Da solo. La scenografia consiste in un paravento con una scritta e pochi oggetti a terra. Un cono di luce illumina solo lui, seduto su una sedia. Ascanio parla: racconta. Racconta senza mai fermarsi, racconta di uno due, tre ... cento personaggi, mille situazioni. Racconta in prima persona poi in terza, poi di nuovo in prima. Il palco sembra riempirsi di persone, la scenografia sembra cambiare in un batter d'occhio. Il pubblico ride, pensa, riflette e ride ancora. Ma quello di Ascanio non e' un monologo (tantomeno comico): quello di Ascanio e' un racconto. Un racconto fatto di una quantita' enorme di testimonianze e circostanze reali tenute insieme da un filo che e' insieme logico e fantastico. Ascanio racconta, e parla di cose serie, di cose tristi a volta ... ma piu' sono tristi e piu' c'e' da ridere: non per una battuta pero', per come il racconto stesso e' costruito, per come si viene coinvolti in un meccanismo di magistrale ironia e gioco che assomiglia, per quanto riguarda struttura e finalita', al meccanismo teatrale della satira. Cosi' come uno ad uno spettacolo comico-satirico (quelli veri pero') si ride e ci si diverte mentre si percepisce il malessere in cui si vive o gli inganni a cui si e' assoggettati, allo stesso modo, agli spettacoli di Ascanio si ride e si riflette su un periodo storico, il costume di una societa', la condizione di qualcuno.
Non c'e' umorismo: c'e' invece umore allegro. Non c'e' la risata figlia della voglia di divertirsi e dell'attesa della battuta: ci sono, invece, le risate (anche di gusto) che vengono fuori dal coinvolgimento nella storia che Ascanio racconta per due ore e della quale, alla fine, ognuno si sente spettatore al di fuori delle mura del teatro.
Se dovessi sintetizzare in poche parole la sensazione che si prova a sentire narrare Ascanio Celestini, direi senza dubbio che ascoltare i suoi racconti e' esattamente come leggere uno di quei libri le cui storie ci prendono e ci fanno essere voraci di pagine: e' come immergersi in quelle letture per cui quello che leggiamo lo vediamo e lo tocchiamo e poi, per sempre, abbiamo il ricordo di una cosa vissuta, non letta.

C'e' poco da dire: una persona che riesce ad attivare l'immaginazione degli altri cosi come solo i libri sanno fare, non puo' che essere un genio. Perche' geniale e' il modo di ottenere l'altro componente, che insieme con il libro, produce la lo stimolo alla lettura (e all'ascolto in questo caso): il nostro coinvolgimento.

A proposito: lo spettacolo di ieri era "Pecora Nera", quello che andro' a vedere, sempre al ciak, venerdi prossimo è "Appunti per un film sulla lotta di classe".
Vi faro sapere.

Quello che segue e' il vecchio post: l'avevo scambiata per cultura "popolare": e' cultura. E basta.

Roma 20/05/2006
Dopo il mio mese di letargo, mi risveglio grazie a uno degli esponenti del teatro popolare più interessanti e più intelligenti: Ascanio Celestini. Una metropoli come Roma sicuramente impone certi ritmi e certe abitudini che possono essere difficili da metabolizzare, ma, allo stesso tempo, è in grado di offrire occasioni uniche di arricchimento culturale e di aggregazione sociale. E così oggi, grazie alla soffiata del mio coinquilino (grazie Alessio!), che sa quanto mi interessa il teatro popolare e, in particolar modo, quello di Celestini, mi sono messo in moto verso Largo Spartaco. Largo Spartaco si trova in un quartiere popolare di Roma che conta 200000 abitanti: il Quadraro. Quartiere popolare a Roma significa qualcosa di completamente agli antipodi rispetto alla Roma a cui è abituato un turista: non la Roma del Colosseo, di piazza Venezia, di piazza di Spagna, dei Parioli, del Vaticano, quanto piuttosto una Roma che assomiglia a tante altre città , un quartiere che assomiglia tanti altri quartieri. In questa 'cornice' ho assistito alla performance artistica non di un attore, non di un cabarettista, non di un 'one man show' .... ma di un vero e proprio NARRATORE di racconti popolari: racconti tramandati oralmente, arrivati fino ai nostri giorni grazie alla memoria dei 'vecchi' e grazie alla passione delle persone come Ascanio. E pensare che una volta era questa la forma di spettacolo più diffusa: niente televisione, niente cinema, niente partite di calcio, niente concerti. Semplicemente una piazza, un narratore, un uditorio attento e coinvolto dai racconti che mescolano la fantasia con la realtà , la storia con la quotidianità ; le storie che sembrano parlare di nessuno e di tutti, ambientate in nessuno e in tutti i luoghi. Storie alla portata di chiunque e, nello stesso tempo, profonde, significative, utili. Questa CULTURA forse si sta perdendo, soffocata dalle nostre stesse abitudini, dallo stile di vita che conduciamo e dal sistema mediatico che ci ritroviamo e che è lieto di portare nelle nostre case i vari costantini-amicidimaria, gli eroi sconosciuti dell'ennesimo reality, i venerabili politici che (avranno fatto una scuola apposita) riescono a parlare per ore senza dire un cazzo! Il tutto per un costante e indisturbato processo di intorpidimento celebrale gentilmente offertoci dagli sponsor. Bene, dopo un pò di sane lamentele ... comunicazione di servizio: spero di non far passare un altro mese prima del prossimo post e mi riprometto, da domenica prossima (non domani) di riprendere la buona abitudine delle citazioni domenicali. Avviso importante: non perdetevi, domenica 4 giugno alle 14:30 su Rai3, la messa in onda di uno spettacolo teatrale di Ascanio Celestini: 'Scemo di guerra'. (Ogni tanto la tv serve ;))

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