venerdì 22 agosto 2008

Dato che mi si fa notare ...

Dato che mi si fa notare la biblica pigrizia nell'aggiornare il blog, vengo allo scoperto con un post fantasma per spiegare (a me stesso in realta'), a cosa e' dovuto il silenzio degli ultimi mesi.
Non per giustificare cotanta ignavia, ma perche' rimanga un appunto di quello che e' successo in questi mesi, diro' solo che la mia vita, pur rimanendo tale e quale nella sostanza quotidiana, e' radicalmente cambiata nel modo di intendere le prospettive che ho e le speranze che nutro.
Detto questo, dovrei lanciarmi nell'accorata disamina di tutto cio' che ha portato a un cosi' radicale cambiamento e nella descrizione del cambiamento stesso, ma non lo faro': il blog non e' un diario e, sopratutto, e' da dimostrare che la cosa interessi a qualcuno.

Per questo non vado oltre, ma piuttosto metto a confronto una giornata tipo che ho trascorso durante il periodo di ferie che mi sono concesso e che e' tristemente finito, con la giornata di oggi.


FERIE
Sveglia con alba sul mare alla riapertura delle palpebre.
Dieci minuti di letto in dormiveglia apprezzando il fresco del mattino e la sensazione di riposo.
Toilette.
Feste del mio cane.
Frullato di frutta fresca e yougurt preparato da mia madre.
Passeggiata al bar, caffe', cornetto (sugnoso) e giornale.
Lettura rilassata di un libro in veranda su una sdraio.
Mare: passeggiata di 5 Km sulla spiaggia, bagno del mattino, nuotata.
Pranzo (non cucinato da me)
Caffe'.
Pennica pomeridiana programmata e fortemente voluta e gradita.
Risveglio dalla pennica.
Passeggiata di 5 Km.
Due tiri a pallone sulla spiaggia.
Bagno pomeridiano.
Nuotata.
Attesa del tramonto in acqua.
Cena (non cucinata da me).
Caffe'.
Chiacchera in veranda.
Libro
Sonno REM
Sonno profondo
Sveglia ....


OGGI
Sveglia e presa di coscienza che il ventilatore, la radio e la lampada sul comodino sono ancora accesi.
5 minuti per capire se e' piu' forte il dolore alla schiena a causa del materasso o quello intercostale dovuto al ventilatore.
Toilette.
Tragitto casa-ufficio (in macchina).
Accensione del PC.
Caffe' al distributore automatico.
Lavoro
Caffe' al distributore automatico.
Lavoro
Nescafe'
Lavoro
Pranzo (in tavola calda o similare)
Rientro in ufficio
Lavoro
Caffe' al distributore
Lavoro
Nescafe'
Nescafe'
Lavoro
Lavoro
Nescafe'
Lavoro
Tragitto ufficio-supermercato.
Cena (preparata da me)
Scrittura del post...



Considerazioni a margine:
- Per adesso va bene cosi'
- Da domani vediamo di cambiare qualcosina
- Ognunu avi a so cruci (antico detto calabrese).

martedì 27 maggio 2008

Trovate 12 minuti: Quando uno si informa, e' molto piu' difficile prenderlo per il culo.

Quanto tempo si perde ogni giorno: in macchina, in fila al supermercato, davanti alla tv sicuramente.

Trovate 12 minuti per chiarirvi un po' le idee e ascoltare qualcosa di chiaro, semplice, lineare.

mercoledì 23 aprile 2008

Povera (Al)Italia

Nei prossimi mesi, apprenderemo dalla tv le migliaia di posti di lavoro che andranno in fumo grazie alle capacita' dei manager italiani che hanno condotto Alitalia sul baratro e alla presunzione dei politici italiani di gestire certe questioni come tutti i giochini e giochetti a cui sono abituati.

Cosi adesso i francoolandesi ci sfanculano a buon diritto e il nostro brillante futuro primo ministro (eletto a furor di televoto) si incontra con l'amicone Putin anche per parlare, da grandi amiconi che si fanno i favori che gli amiconi di fanno, della questione compagnia di bandiera.

Cosi', dopo la fantomatica cordata di banche e imprenditori, c'e' anche una ben piu' concreta possibilita' di acquisizione di Alitalia da parte di Aeroflot.

Ecco cosa scriveva Tiziano Terzani su Aeroflot il 24 Settembre 1991:

Prima del decollo avviene qualcosa di rivelatore sulla gestione di questa malfamatissima linea aerea sovietica, l'Aeroflot. Tutti i sedili sono gia' occupati, l'aereo ha gia' chiuso il portello e sta per decollare quando sulla pista compare una hostess seguita da due giovanotti del tipo "nuovo uomini d'affari", con la valigetta ventiquattrore e l'aria sicura di se. I motori si spengono. Il portello si riapre, la hostess confabula con il capitano e i due tipi salgono andando a sistemarsi sul cumulo di valigie e di pacchi nel bagagliaio. Mi dicono che capita spesso: ogni aereo ha un numero massimo di persone che puo' trasportare, ma all'ultimo momento, senza che i loro nomi vengano registrati e senza che quel che pagano vada nelle casse della societa', un paio di altri passeggeri vengono fatti salire a bordo e gli equipaggi rimpinguano cosi' i loro comunque miseri salari.

da "Buonanotte Signor Lenin" - Ed. TEA


Mi si dira':
"Ma che significa? Quelli erano i tempi i cui Aeroflot era la compagnia di bandiera sovietica! Con la caduta del comunismo e' diventata la compagnia di bandiera russa e le cose saranno cambiate!! Suvvia Massimo! E che cazzo! Sempre il solito malfidato!!!

Bene. Allora mi sono informato un attimo.
Ecco cosa si dice oggi in merito alla gestione di Aeroflot:

Uno degli aspetti più oscuri, ma forse per questo tra i più affascinanti, della saga Aeroflot è la gestione della compagnia.
In epoca sovietica era prassi comune affidare ad importanti personalità del partito ruoli importanti all’interno delle aziende sotto controllo dello stato, come ad esempio Gazprom o la stessa Aeroflot; spesso, poi, gli stessi quadri di Aeroflot o Gazprom provenivano dal KGB o erano destinati a prestare servizio in essi come dirigenti. Capitava così che, ad esempio, un membro del partito cominciasse a scalare le gerarchie del PCUS e, dopo aver prestato qualche anno di servizio come dirigente del KGB, arrivasse ad occupare posti di tutto rilievo in Aeroflot. Questa pratica non solo fino all’era di Gorbaciov e fino al crollo dell’Unione Sovietica, ma continuò anche durante le ere Eltsin e Putin. L’attuale presidente russo Vladimir Putin, in particolare, è a capo di un entourage che comprende, oltre allo staff presidenziale, anche dirigenti di Bank Menatep Saint Petersburg, Gazprom e ovviamente Aeroflot. È lecito pensare che la gestione di queste aziende sia intrecciata a vario titolo con i servizi segreti russi (abbiamo accennato prima alle connivenze tra KGB con la compagnia).
Tentare di riassumere i legami esistenti tra i palazzi governativi moscoviti, il KGB e Aeroflot si configura come un compito molto complesso e può essere oggetto di studio solamente per profondi conoscitori della Russia post-sovietica. In questa sede, ci limitiamo ad offrirvi alcuni spunti di riflessione. Ci limitiamo solo a sottolineare come il crollo dell’Unione Sovietica e la successiva nascita della Comunità degli Stati Indipendenti non abbia sradicato le clientele alla base del sistema politico sovietico: in quest’ottica Aeroflot diventa un piccolo tassello del grande mosaico politico-economico della Russia di oggi, un mosaico incredibilmente complesso tenuto in piedi da un intricato gioco di relazioni economiche (le vicende di Gazprom insegnano come la Russia sia il fulcro della gestione energetica dell’intero Est europeo e non solo…), spionaggio, diplomazia e relazioni internazionali.

Fonte: www.md80.it

Per cui adesso e' tutto chiaro: si vende Alitalia ad una compagnia che la sappia gestire cosi' come e' stata gestita fino ad ora!

In bocca al lupo a tutti i lavoratori onesti che dovranno cercarsi un nuovo lavoro grazie a manager delinquenti e politici inconsistenti.

martedì 22 aprile 2008

Ci sono cose che non hanno prezzo

Domenica mattina.
Mi sveglio abbastanza tardi, un po' ammaccato: la notte sono stato male.

Comunque oggi DEVO stare meglio, perche' alle 15:00 c'e' Milan-Reggina ed io, da bravo emigrante, ci andro' con due amici di Reggio: Stefano e Duilio, rispettivamente trasferitisi per lavoro l'uno a Milano, l'altro a Torino.
I bilglietti sono gia' acquistati: secondo anello, settore 228. E' la mia prima volta a San Siro e non me la posso perdere.

Cosi' ci incontriamo alla stazione centrale, facciamo una ricca passeggiata, mangiamo qualcosa in un ristorantino e via verso lo stadio.

Parcheggio rigorosamente inventato, navetta gratuita ed eccoci al Meazza. Siamo in perfetto orario: a fare le scale che ci portano al nostro settore rischiamo nell'ordine embolia, infarto e blocco gastrointestinale. Ma ci siamo.

Ora, non vi raccontero' le fasi della partita, che si e' conclusa con un chiaro 5 a 1 per i padroni di casa, ma non dimentichero' mai quello che e' successo al 40' del primo tempo:

il Milan conduce due a zero in virtu' di due rigori concessi dall'arbitro farina e realizzati da Kaka; azione d'attacco della Reggina, una palla giunge ai limiti dell'area, Barreto la stoppa, sembra aver perso tempo prezioso nello stopparla piuttosto che nel battere al volo, invece parte il tiro, schizza verso la porta, il portiere si tuffa invano, la rete si gonfia ... GGGGGOOOOOOOOAAAAAAL!!!!!!

"GGGGGOOOOOOOOAAAAAAL!!!!!!" e' cio' che abbiamo gridato alzandoci io, Stefano e Duilio ... e nessun altro in tutta la curva!

Biglietto: 15 euro
Pranzo al ristorante: 10, 5 euro
Perdere 5 a 1: bruciore di culo
Esultare in 3 su migliaia ... non ha prezzo!

venerdì 11 aprile 2008

Storia di una sera d'inizio primavera

Nebbia, pioggerellina.
Dalla finestra del settimo piano di un palazzo di vetro il protagonista assiste distratto ad un altrettanto distratto tramonto.
E' venerdi sera e l'ufficio e' ormai deserto. Il protagonista da' il comando di spegnimento al pc prima di andare in bagno, in un'inutile rituale di ottimizzazione dei tempi.
Nei pochi passi fino all'auto decide di non tornare a casa come tutte le sere, ma di andare a vedere un film, magari italiano, e prendere una pizza da mangiare a letto in seconda serata.
La decisione e' quasi obbligata: a casa il coinquilino ha l'influenza e, pertanto, si prefigura come perfetto esempio moderno di untore.
Il cinema non e' lontano e, stranamente, trovare parcheggio risulta piu' facile del previsto. La fila al botteghino e' breve giusto il tempo di decidere, fra le proiezioni in ballottaggio, quella con piu' posti liberi in sala; il film non delude e, anzi, riesce a sollevare quegli interruttori interno che fanno in modo che il progatonista, una volta uscito e rimessosi in macchina, inizi a pensare.
Pensare e' quanto di peggio si possa fare di venerdi sera, con un week end davanti e nessun buon proposito da mettere in atto se non quello di non dimenticare di aggiungere l'igienizzante al carico della biancheria.
Cosi' il protagonista si mette alla guida e riflette. Riflette su che vita sta vivendo e sulle scelte che ha fatto. In realta' il protagonista sa che le scelte non si fanno, ma si "formano" giorno per giorno, come sa che ogni convinzione di oggi puo' cambiare domani e sa che nulla puo' darsi per scontato.
La strada e' vuota, la macchina scivola discreta sull'asfalto fra insegne e lampioni che colorano di toni sbiaditi la notte nebbiosa.
La prima delle pizzerie da asporto chiude la saracinesca in faccia al protagonista appena sceso dalla macchina. La seconda lo accoglie fra sedie capovolte sui tavoli e il sorriso sinceramente dispiaciuto del piazzaiolo egiziano che ha spento il forno ormai da un po'.
Cosi il protagonista si rassegna a una cena figlia del microonde, consolandosi del fatto di avere una casa in cui c'e' una stanza che e' ormai il suo mondo privato e prezioso in cui poter entrare, stendersi sul letto e scrivere una storia di una sera di inizio primavera ...

Elezioni

Purtroppo domenica e lunedi' per la prima volta in vita mia non votero'.

Se fossi stato residente all'estero sarebbe stato piu' facile.

Comunque voi che, fortunati, potete votare, per favore guardatevi questo video e poi votate:



Aiutate il paese!

domenica 6 aprile 2008

walking in Milan

L'insonnia e' un disturbo, un malattia?
Sicuramente si, ma almeno mi consente di scrivere qualcosa su questo trascurato blog che dovrebbe servire a raccogliere i mie pensieri e le mie folli divagazioni mentali.

Oggi e' stato uno di quei giorni strani che mi capitano ogni tanto, in cui mi piace estraniarmi e camminare fino a quando le gambe o la schiena non mi ricordano che non posso chieder loro troppo.

Apro gli occhi alle 7:30, bagno, colazione, fuori.
Macchina, metro, piazza del Duomo, da dove parte la "Stramilano": simpatica maratona in cui non e' tanto l'aspetto agonistico a essere curato, quanto la voglia della gente di passare una mattinata in giro per il centro a correre, camminare e divertirsi.

Ora, c'e' da dire che lo stesso tipo di manifestazione avviene in molte citta' d'Italia, ma si chiama ViviCitta' o CorriCitta', dove si rimpiazza "Citta'" con il nome della stessa. Ecco, questo a Milano non si puo' fare, per ovvie complicazioni sintattiche.

Comunque, assisto alla partenza dagli scalini del duomo e poi inizio la mia personale e tranquilla maratona per le vie antiche e strette di una Milano che non avevo mai visto e che mai mi era interessato vedere. Cosi' attraverso la galleria (non schiaccio le palle del toro perche' mi presto malvolentieri ai rituali di ogni genere, a meno che non siano a carattere culinario) e mi ritrovo di fronte alla scala; continuo a camminare lungo strade in cui l'edilizia selvaggia e irrispettosa del passato non ha attecchito, e mi rilasso a perdermi dietro vetrine che ben s'intonano con l'ambiente che mi circonda: un antiquario, una galleria d'arte, un ebanista.
Continuo lungo via Solferino, osservando le grandi finestre dei palazzi, i tetti decorati, i terrazzi.

Camminare mi rilassa piu' di ogni altra cosa. Cammino piano, senza fretta. Cammino e osservo, e osservando noto.
Noto il tizio al tavolino di un bar circondato da giornali e telefonini; noto le amiche che fanno colazione alle 11 del mattino, noto il volantino scritto a mano di un genitore che si appella alla popolazione perche' venga ritrovato lo zainetto dei giochi smarrito dai suoi bambini, in cui c'erano dei disegni dei pargoli ... e la Play Station Mobile: "Bimbi disperati" recita il foglio.
Noto la quantita' fantascientifica di Giapponesi che fotografano qualsiasi cosa non abbia una forma di parallelepipedo; noto l'espressione di sorpresa della turista americana che entra nella corte del castello Sforzesco e vede con i propri occhi cio' che fino ad allora era solo nelle favole e nei set cinematografici.
Noto le mamme che sgridano i bambini che si allontanano, noto i gruppi di amici in bici; noto le persone anziane che vivono il loro quotidiano rallentato e gli adolescenti e il loro modo di vestire sempre piu' ridicolo (e qui si vede che sto invecchiando), per non parlare del modo di pettinarsi (e' ufficiale: sono vecchio).

Quante altre cose ho visto stamattina! E quante altre ne ho pensate! Quante domande mi sono fatto e quante risposte non ho trovato! Forse le trovero' al prossimo giro.

Metro, capolinea.
A casa a cucinare.

venerdì 4 aprile 2008

maxive fotografo?

Magno cum gaudio, annuncio che hanno pubblicato una mia foto su un sito di mappe turistiche on line.
La foto l'ho scattata in Piazza Vittorio Veneto a Torino l'ottobre scorso.


sabato 1 marzo 2008

Adelina

Leggete i libri di Camilleri?
Conoscete il Commissario Montalbano.
Se non lo conoscete, in poche parole si puo' descrivere il Commissario cosi':
un uomo di mezza età commissario di polizia, capace, riflessivo e discreto che vive da solo in riva al mare nonostante sia fidanzato con la genovese Livia.

Il commissario e' un tipo in gamba, sempre alle prese con delitti e malaffare: non potrebbe mai prendersi cura della sua grande e bella casa in riva al mare, o anche solo cucinare. Ve lo vedete il Commissario Montalbano dietro i fornelli? No. Mi si annienterebbe il personaggio.

E cosi' il commissario a pranzo mangia in trattoria e la sera trova tutto pronto nel frigo o nel forno: a cucinare e' la domestica Adelina.

Ora. Cosa sarebbe il commissario Montalbano senza Adelina? Sarebbe un commissario, magari anche bravo, ma non il commissario Montalbano: per preparare la colazione e rifare il letto dovrebbe rinunciare alla nuotata mattutina, per cucinare perderebbe l'occasione di notare qualcosa di strano, per lavare casa e indumenti si lascerebbe scappare qualche assassino.

Vi direte: ma che cazzo ha bevuto Massimo? Che gli viene in mente?

E' solo che ieri sera mi sentivo uno straccio: venivo da una serie di notti con poco sonno e avevo qualche linea di febbre e avrei dato qualsiasi cosa pur di poter non lavare i piatti!
In un delirio di pensieri che mi hanno condotto fino al sonno, mi sono sorpreso a immaginarmi con uno stipendio piu' alto ... che mi consentisse di assumere un'Adelina.

giovedì 14 febbraio 2008

La sanita' secondo maxive

Recuperi vecchio blog
24 Novembre 2006 / 1 Dicembre 2006


Due vecchi post in un colpo solo.
Sono il prima e il dopo di un'esperienza mia personale: un'operazione a cui mi sono sottoposto in una struttura sanitaria pubblica ... del meridione (di Reggio Calabria precisamente).

24/11/06 Basta che c'e' la salute
Fra qualche ora mi sottoporro' al mio primo (e spero ultimo unico e solo) intervento chirurgico. In realta' e' qualcosa di abbastanza banale (toccatina di rito): asportazione del menisco ormai in sciopero per via dei troppi traumi sopportati. Niente considerazioni sul sistema sanitario nazionale, sul malessere dei degenti o sulla fame nel mondo: niente di tutto questo (mi sono reso conto che non posto mai cose divertenti!) Per cui, nell'attesa di poter rimettere mano al pc per un nuovo post, vorrei chiudere con una serie di citazioni che rappresentano un buon campionario delle frasi che prima o poi tutti ci siamo sentiti dire da familiari o amici in relazione a benessere e salute. Raccomandazione di mia madre quando vado (o, meglio, andavo) a fare sport
Non ti ammazzare!
Raccomandazione della mia ragazza prima delle partite di calcetto
Non ti fare male!
Raccomandazione di mio padre in qualsiasi occasione
Guardati la salute!

Raccomandazione di mia zia quando mi sa in viaggio
Prendi l'aereo? E se cade!?!


Per finire, una massima di vita del mio amico Pietro (aka eddy22) che nella vita si occupa di sicurezza (in ambito informatico) e che, come me, ha una spiccata sensibilita' per le problematiche di disaster recovery: Massimo, ricorda. Nella vita due sono le cose importanti: i backup e la salute!


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01/12/06 Riecchime
Rieccomi sano e salvo dopo un intervento che nei paesi civilizzati e' banale ma a Reggio Calabria si trasforma in qualcosa di serio. Non posso non raccontarlo.
La giornata ha inizio alle 7:45 quando mi presento, come concordato e dopo le visite di controllo, per essere ricoverato.
Vengo portato in corsia con altri tre sventurati: un caro saluto, se mai leggeranno questa pagina, a Sergio, Biagio e Francesco.
Vengo fatto spogliare e mi viene dato un camice monouso verde ma trasparente con il quale appaio come un macellaio pazzo e sono praticamente nudo e infreddolito.
Puntura e attesa di essere portati in sala operatoria. Sono le 8:15. Sono le 9:00. Sono le 10:30. Sono le 11:45. [Io nel frattempo convivo con il mio camice ] Sono le 12:30 Sono le 13:00 Sono le 14:00 Arriva il portantino: "Malara"! "Eccolo" - dice tremante (per il freddo e la fame) la voce di cio' che rimane di un ragazzo al quale un camice-grembiulino verde ha tolto la poca dignita' che gli restava nella vita: era la mia voce.
Salgo sulla barella: madre, padre, fidanzata con facce ... :( ... , luci al neon che sfilano, qualche battuta col barelliere per stemperare la tensione, ascensore verso la sala operatoria.
In sala operatoria trovo un'atmosfera pittoresca, degna del miglior mercato rionale. In questo apparente caos ( mi convinco che deve essere apparente altrimenti, penso, "sono fottuto!") trovo infermieri e medici piu' o meno interessati a quell'essere in barella con il pigiamino di carta verde e una gamba depilata (che schifo) che sono diventato.
Mi si avvicina un giovane medico e mi fa' : "tu giochi a basket?". Ed io: "una volta". E lui: "mi ricordo di te ... qualche volta abbiamo giocato contro!" "Occazzo" pensa quell'essere semidepilato e con indosso adesso anche una simpatica cuffietta dello stesso materiale del camice che qualcuno gli ha messo in testa passando.
Anestesista in avvicinamento ... "quanto pesi?" mi dice. Rispondo con timore: "108". L'anestesista istruisce l'ifermiere, che nel frattempo mi ha intubato la vena con una corposa flebo: "allora fagli questa ... e poi anche questa", passandogli un siringone con dentro un liquido opaco dai colori cupi. Vedo lo stantuffo della siringa abbassarsi, sento la testa annebbiarsi, torpore diffuso, chiudo gli occhi, buio.
USignuriMiMiJuta! ...
... Apro gli occhi, ma non per molto. Sono ancora sulla barella (contromano rispetto a prima). Le facce dei parenti. Qualcuno mi dice qualcosa (forse il barelliere). Rispondo con un improperio che non ricordo. Sono nel letto della corsia. I miei compagni di sventura si sincerano delle mie condizioni. Alzo un dito pollice come i migliori piloti finiti fuori strada ma salvi. Dormo.
Ho ancora indosso quel camice. La flebo. La gamba sollevata. Dormo. Sono le 17:00 Dormo ancora un po' di un sonno fatto non di stanchezza, ma di una infinita pigrizia. Mi risveglio per un po'. Parlo con i miei, con la mia ragazza, con qualche parente, con gli sventurati come me che intanto si sono ripresi e provano ad alzarsi per andare in bagno. Provo anch'io, ma mi accorgo che l'anestesia ancora circola nel mio sangue. Niente da fare. Devo mettermi steso. Dormo. Sudo freddo e dormo.
E' cosi' per tutta la sera, per tutta la notte.
Sono le 5:30 del mattino successivo: pasticca, puntura, colazione. Di alzarmi ancora non e' cosa: la testa mi gira, non ce la faccio. Comincio a realizzare, supportato dai miei compagni che ormai scorrazzano per la stanza con le stampelle ed il girello, che la dose di anestesia somministratami era di quelle che, in gergo medico, vengono dette "da cavallo". Bevo molto, mi fanno un'altra flebo. Riesco ad alzarmi. Sono le 11:00. Arrivo in bagno contento di avercela fatta e mi predispongo all'agognato atto ... Sento un piccolo strappo al ginocchio, il calore di un fiotto di sangue. Sento il piede umido. Guardo in giu': una pozza di sangue e' la conclusione del rivolo che parte dalla garza che mi avvolge il ginocchio, attraversa la calza e gocciola sul pavimento. Torno a letto, chiamo un ifermiere. Ha una faccia tesa ma mi rassicura: "meglio cosi', meglio che sia uscito".
"Che culo!" penso. Ora sto meglio: l'anestesia ha finito (forse) di scorrermi nel sangue, per cui non posso piu' imputare il mio rincoglionimento innato alle sostanze stupefacenti che mi hanno iniettato. Cosa ho imparato da questa esperienza:
  1. Il calcetto miete piu' vittime della guerra in Iraq;
  2. I reparti degli istituti ortopedici sono pieni di ragazzi e vecchiette (per forza:le donne che giocano a calcetto sono poche!)
  3. Le barriere architettoniche per i diversamente abili sono tante: noi non le vediamo ma ci sono.
Concludo citando le parole della madre di Francesco (menisco destro rimosso):
"U beni pidhjulu, ch' u mali riva sulu!"
Non lo traduco perche' e' troppo bello per tradurlo ... ah! quanto mi piacciono i detti popolari calabresi!

lunedì 11 febbraio 2008

Abbiamo Squalo ...


Il FALPEC (Fronte Armato per la Lotta al Pesce Cane) rivendica, con la presente, il rapimento di SQUALO.
SQUALO e' ancora vivo e viene considerato prigioniero politico.

Ilaria!
Presto SQUALO sara' giudicato da un tribunale popolare rivoluzionario.
Se vuoi rivederlo vivo, aspetta le nostre istruzioni e non fare sciocchezze.

A presto.

domenica 3 febbraio 2008

C'era una volta maxive

C'era una volta un maxive studente che aveva la passione del computer.
Questo maxive con i capelli lunghi e con qualche chilo di troppo (come nel perfetto stereotipo del nerd) aveva occupato un'intera stanza della casa in cui abitava, l'aveva popolata di due enormi scrivanie e di un numero esagerato di computer che provvedeva da solo ad assemblare (una volta i portatili erano un lusso troppo costoso) e aveva sforacchiato col trapano tutta la casa per fornire la connessione a internet a tutti i computer nelle altre stanze (una volta le reti wireless erano fantascienza).

Oggi maxive con i computer ci lavora e ci passa la maggior parte del suo tempo; non li assembla piu' perche' deve usare i portatili aziendali; non vive piu' in quella casa grande con i muri sforacchiati, ma in una stanza in cui c'e' un router wireless (la vita e' strana) e non ha piu' tutto quello spazio fatto di scrivanie, mobiletti reggi-monitor e ogni sorta di comodita' da ufficio casalingo.

Ecco qui sotto il mio angolo computer nella mia casa a Milano ... manco i mouse posso usare ... vita amara!
:D

lunedì 28 gennaio 2008

Dialogo N3l Buio.

Da piccolo avevo paura del buio.
In realta' non solo da piccolo.
Diciamo che ho smesso di avere paura del buio da poco.
Da quando vivo solo non avere piu' paura del buio e',piu' che altro, una necessita': come il fatto di imparare a stirare o cucinare, ne' piu' ne' meno.
Ancor piu' paradossale e' considerare che la mia non fosse paura del buio in generale, ma paura del buio in condizioni di solitudine: per intenderci, avrei potuto camminare per ore la notte in un bosco della Transilvania, ma affrontavo con difficolta' di entrare senza accendere la luce in una stanza se a casa non c'era nessuno.
Comunque, mi sono messo alle spalle anche questa fobia atavica.
Dunque non faccio piu' caso al buio, alle stanze buie, le porte aperte nelle delle stanze buie e cosi' via.
Almeno fino a venerdi scorso.
Quanto mi piacerebbe, adesso, avere le capacita' letterarie di Edgar Allan Poe e terrorizzarvi con un racconto del mistero :)
Vabbe'. Sara' per un altra volta.

Venerdi sera dunque, cosa sara' mai successo?
Mi accingo ad un prolisso (da buon merdionale che si perde in ogni dettaglio inutile) racconto dei fatti partendo da qualche tempo prima.

Milano offre una serie infinita di occasioni di svago e di divertimento: alcune di queste si traducono in "posti trendy" e "gente giusta" stile Lucignolo (evito ogni forma di commento); altre, che io preferisco, riguardano la cultura intesa nel suo significato piu' ampio di conoscenza delle forme di espressione e comunicazione della natura umana.
Detta questa frase inutile, sta di fatto che ci organiziamo, insieme con mio cugino Angelo (uomo di pessimo carattere [:-D] di cui parlero' un giorno) per vivere questa nuova esperienza organizzata dall'Istituto dei Ciechi di Milano e chiamata appunto "DIALOGO N3L BUIO".
Si tratta, in sostanza, di passare una serata intera da "non vedenti": di vivere questa condizione per qualche ora assieme ad altre persone. L'obiettivo non e' quello di trovare solidarieta' dai "normodotati", ma quello di far conoscere a questi ultimi un'altra prospettiva da cui poter considerare la vita di tutti i giorni: non e' una simulazione, quanto piuttosto la possibilita' di scoprire la completezza dei nostri sensi.
Cosi ci troviamo di fronte all'istituto, in centro a Milano io, Angelo, la sua amica Raffaella e il di lei compagno (di cui non faccio il nome per questioni di privacy). Siamo pronti, entriamo, approfittiamo dei bagni (il "giro" dura circa un'ora e un quarto), e facciamo il biglietto. Al nostro giro partecipano altri due elementi, un ragazzo e una ragazza.
Siamo invitati a depositare ogni oggetto che possa essere fonte di luce (cellulari, orologi, accendini) negli armadietti, veniamo accolti in un'anticamera scarsamente illuminata, dotati di bastone guida e messi a conoscenza di cio' che ci aspetta ... e qui si fa viva una certa irrequietezza. Fra poco, infatti, faremo ingresso in un ambiente in cui e' stata creata una condizione di assenza totale di luce, una condizione che e' quasi impossibile trovare nella realta' che conosciamo; "se qualcuno avesse dei problemi, - dice la voce del ragazzo che ci spiega il tipo di esperienza a cui stiamo andando incontro - potra' farlo presente e sara' condotto fuori in pochi secondi". Questa che vuole essere una rassicurazione, suona, in realta' nella mia testa come tutt'altra cosa. Mi ritorna in mente la mia vecchia paura atavica e mi domando se la sensazione che potrei essere in procinto di provare non sia per caso l'equivalente delle vertigini per chi soffre l'altezza e il vuoto. Mi preoccupo un po', ma, impavido (come tutti i cacasotto) mi metto alla testa del gruppetto che entrera' nell'ambiente in cui saremo immersi per le prossime ore.
Muovo i primi passi costeggiando la parete (come da istruzioni impartite) e lascio a poco a poco gli ultimi fiochi accenni di luce dell'anticamera, giro un angolo ed eccolo: IL BUIO. Il buio assoluto, come mai mi era capitato.
Dire che la sensazione che ho provato e' indescrivibile e' banale esatto: la totale assenza di riferimenti certi mi porta istintivamente a mantenere un contatto con la parete; d'istinto mi tocco il viso in un gesto di conferma della mia esistenza; i miei occhi non vedono nulla, nemmeno i movimenti della mia mano di fronte al mio naso; tenere gli occhi serrati o spalancati e' perfettamente equivalente (questo ce lo avevano detto).
Non provo paura, ma sono confuso; mi sento come in bilico, ma non so su cosa.
Questa sensazione dura una frazione di secondo: il tempo di essere raggiunto dalla voce squillante della nostra guida: Matteo. La voce di Matteo e' decisa, disinvolta, rassicurante. Si presenta e ci porge la mano. La stringo con tutte e due le mie mani, in un gesto di gratitudine per avermi tolto da quel vuoto in cui mi ero bloccato. Ci presentiamo tutti, impariamo velocemente i nostri nomi e mi accorgo che al buio i nomi si imparano subito: li imparo subito anch'io che non me li ricordo mai. Matteo ci spiega che andremo alla scoperta del mondo che gia' conosciamo ambiente dopo ambiente, che lui ci guidera' attraverso questa esperienza con la sua voce e ci fa un unica raccomandazione: i bastoni bassi, altrimenti diventa un incontro di scherma :).

Il primo ambiente e' un giardino, lo si avverte da subito quando ci si sente la ghiaia e l'erba sotto i piedi. Matteo ci guida con la voce, ci raccomanda di non fare trenini fra di noi e ci invita a prendere coscenza del posto in cui ci troviamo attraverso tutti gli altri sensi.
In questo ambiente faccio una passeggiata tra le piante, seguo una staccionata, mi scontro contro una panchina (il bastone si deve sempre utilizzare cazzo!) e alla fine, sento l'acqua scorrere e la tocco ... e devo dire che l'acqua e' molto facile da visualizzare.

Dal giardino passiamo alla spiaggia, attraversiamo il pontile, saliamo in barca e facciamo un giro.
Fa un po' Gardaland, ma ci sta.

Dalla barca entriamo in una casa e andiamo in giro un po' da soli scambiandoci gli oggetti trovati e facendo attenzione a rimetterli bene a posto (e vi assicuro che non e' facile).

Ormai utilizzo il mio bastone con disinvoltura, cammino piu' spedito, piu' a mio agio: penso di essermi un po' abituato. Qui accade una cosa che mi lascia a riflettere un po': sto girovagando un po' per la casa, senza parlare con nessuno, senza punti di riferimento sonori per vedere come me la cavo; perdo un po' la cognizione dello spazio e all'improvviso sbatto leggermente contro qualcuno: e' Matteo, che spostandosi veloce per prepararci al prossimo ambiente, incrocia la mia goffa traiettoria. Non ho il tempo di capire ne' di parlare che lui mi fa' "scusa Massimo". Mi chiedo come abbia fatto: per un attimo ho l'istinto ridicolo di pensare che lui abbia il potere di vederci e quindi abbia un senso in piu' rispetto a noi.

Pensando queste assurdita', continuo la mia esplorazione e mi avvicino agli altri
Fino a quando non si cambia ambiente e si scende in strada.

Fra marciapiedi, semafori, strade, macchine, scopro che il rumore si trasforma in frastuono quando arriva alle mie orecchie ormai da un'ora tese a carpire ogni minimo rumore: ogni rumore, infatti, e' un'indizio su cio' che mi circonda, su chi mi sta vicino, su quale puo' essere la mia posizione e il mio orientamento.
Nell'ambiente cittadino mi sento completamente perso: svaniscono tutte le piccole conquiste precedenti.

E' passata piu' di un'ora: il giro e' finito e andiamo al pub. Prendiamo posto, ordiniamo, bevicchiamo e mangiucchiamo.
Scambiamo due chiacchere, qualche impressione, conosciamo meglio Matteo e ci raccontiamo un po' di noi. Ci metto piu' di mezz'ora a capire che la musica di sottofondo non e' un disco ma una strepitosa pianista che verra' a farci un po' di compagnia. Deludo un po' Matteo quando gli spiego che, di tutta quest'esperienza mi manca un ricordo: nel senso che mi ricordo cosa ho toccato, cosa ho ascoltato, ma ho il vuoto su dove possa essere stato.
Matteo ci deve lasciare: e' arrivato un altro gruppo di persone a cui fara' da guida. Lo salutiamo ringraziandolo per quanto ha fatto per noi e per la sua cortesia.

Ci tratteniamo a discutere piacevolmente senza fretta e si ha la sensazione (almeno io ce l'ho) che al buio si sia piu' disinvolti, piu' aperti.

Alla fine, dopo un'oretta, decidiamo di andare.
Veniamo accompagnati all'uscita dalla pianista con cui nel frattempo abbiamo fatto amicizia e, uno dietro l'altro, ritroviamo la luce persa piu' di due ore prima.

All'uscita mi accorgo fondamentalmente di due cose:
- le persone che non conoscevo ed ho conosciuto al buio sono completamente diverse da come me le aspettavo (e cio' non fa che confermare che il fattore estetico influenzi in larga parte le impressioni che abbiamo quando conosciamo qualcuno);
- non sapro' mai com'e' fatto Matteo: l'ho conosciuto ma non l'ho mai visto.
E' questa l'ultima "vera simulazione" della serata.


Per chi volesse informazioni o fosse interessato a prenotare una serata come questa.
http://istciechinew.stage.webresults.it/document.aspx?idMenu=45

domenica 20 gennaio 2008

Pizza al det[taglio]

Recupero vecchio Blog - 3 Aprile 2006

Menomale che ci sono i post del vecchio Blog, altrimenti sarebbe lampante la lentezza con cui aggiorno questo!

Ecco, appunto, una mia vecchia considerazione.
Per inquadrare il contesto "storico-sociale" in cui mi trovavo: ero andato a vivere a Roma da poco tempo e, tesista in azienda, avevo a disposizione una riserva finanziaria non proprio invidiabile; per questo ero piu' attento che mai alle voci in uscita nel bilancio ...

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Non so perchè, oggi mi sento cronista e vorrei tracciare una breve e stupida storia degli ultimi 20 anni della pizza al taglio. Si sà che le cose piùstupide spesso corrispondono a verità . Un tempo, quando ero bambino, l'unità di misura della pizza al taglio era la PORZIONE.
Si stava bene allora! Con mille-millecinquecento lire, chiunque (dal bambino affamato, all'operaio, al manager rampante) aveva diritto alla sua porzione, uguale per tutti. Democratica. Una certezza insomma.
Poi vennero gli anni novanta e venne introdotta una nuova, diabolica, modalità di vendita: la pizza a peso. Che guaio! Adesso lo scenario era cambiato: in fila c'erano ancora il bimbo affamato, l'operaio in pausa, il manager rampante, ma stavolta a regolare la dimensione della pizza non era solo l'appetito, ma anche la PECUNIA.
Sul fronte degli esercenti, poi, venne escogitata una truffa infame che voleva che la pizza non venisse cotta a dovere per aumentarne il peso e guadagnare di più a parità di ingredienti utilizzati.
Oggi c'è l'euro. Chi ci ha amministrato ha pensato bene di sbattersene i c******i di monitorare l'aumento ingiustificato dei prezzi, di imporre sanzioni, di predisporre controlli ad hoc sul territorio. Così ci ritroviamo con una svalutazione del denaro che "normalmente" si sarebbe avuta in 30 anni; noi italiani l'abbiamo avuta in 3.
Bene. Allora prendiamo la pizza al taglio come cartina di tornasole di questa dissertazione economica "terra-terra" che mi sono azzardato a fare per divertimento.
La parola "porzione" ormai è diventata vetusta, arcaica, in disuso. E' evocativa di qualcosa di corposo, buono, appagante. Provate a pronunciarla pensando alla pizza. PORZIONE. Che parola piena, solida, confortante. Adesso però non si usa più: perchè la porzione è un unità di misura, non può significare niente che sia variabile, dipendente da quanto si è disposti a spendere.
Adesso si usa la parola "trancio". Che parola triste! Sembra non avere significato. E infatti non ce l'ha: vuol dire un bel quadratone per il bambino viziato, vuol dire un rettangolino per il bambino sfigatino che non sa se fare merenda o comprarsi le figurine. Trancio. Sembra una cosa andata a male, da buttare. Non saprai mai quanto ti costa un trancio fino a quando non lo vedi sulla bilancia; e a quel punto è troppo tardi: è già tuo.
Spesso, purtroppo, sono costretto a pranzare fuori. Non essendo finanziariamente "libero", mi accontento di prendere un trancio (appunto) di pizza in una delle tante pizzerie che lungimiranti imprenditori hanno fatto venir fuori da ex magazzini di 20 metri quadri nel quartiere. Sapevo che certo non avrei speso poco, ma non mi immaginavo quanto piccolo fosse il trancio che corrisponde a un euro (duemila lire) di pizza margherita (perchè più è farcita più costa)!
Ora, per condividere con voi questo mio stupore, andrò a descrivere in maniera empirica il trancio in questione:

-Guardate sulla tastiera (italiana) del vostro pc;
-Mettete l'indice della mano sinistra sulla lettera "w",
-Mettete l'indice della mano destra sulla lettera "p",
-Mettete il pollice della mano sinistra sulla lettera "z",
-Mettete il pollice della mano destra sul segno di interpunzione ".",

Ora unite con dei segmenti immaginari le quattro dita e avrete realizzato l'esatta misura del trancio di pizza margherita da un euro!

Bene. Quindi abbiamo visto come, negli anni, le unità di misura siano state la PORZIONE, il GRAMMO, il TASTO.
Non mi meraviglierei, fra qualche anno, di constatare che l'unitàdi misura della pizza al taglio sia il PIXEL!
Buon appetito!

lunedì 14 gennaio 2008

Due risate non possono far male a nessuno

E' da un po' che non posto niente per i miei soliti problemi di lavoro/pigrizia/ignavia.
Voglio ringraziare pubblicamente il mio amico Mario, che ha speso parole troppo lusinghiere per questo mio contenitore di pensieri sparsi di pensieri sul suo settimaarte.
Invidio molto il blog di Mario: interamente dedicato al mondo del cinema, e' come dovrebbero essere tutti i blog: preciso, circostanziato, utile e chiaro; gli interventi, supportati da una profonda conoscenza degli argomenti, sono puntuali e mai banali, senza alcuno spazio per i preconcetti o le prese di posizione (tranne, forse, nei confronti della bellezza di Monica Bellucci, dinnanzi alla quale, il nostro Mario, si stende a tappetino) .
Un punto di riferimento, insomma, per chi sia interessato al mondo del cinema.
Complimenti Mario!

Detto questo ...
... ogni tanto penso che dovrei postare qualcosa di divertente o di utile e non le mie solite considerazioni.

Per cui oggi voglio farvi fare due risate ...
e in questo mi aiutera' il piu' grande dei comici contemporanei.
Buona visione.

martedì 1 gennaio 2008

Motti conviviali

Buon Anno!
Stilo una breve classifica (soltanto il podio) delle frasi piu' celebri e utilizzate durante i vari pranzi/cenoni di queste festività.

Al TERZO posto - All'arrivo del primo dei primi
"Senti che silenzio ... parla Agnesi"
Motto scherzoso a sottolineare la fame atavica di tutti i commensali che, dopo aver spazzolato con ingordigia gli antipasti, sentono quello come vero inizio della celebrazione culinaria e, complice uno stato emotivo di completa "giustificazione all'eccesso", si sentono in corpo le forze necessarie per la lunga maratona

Al SECONDO posto - All'arrivo della frutta
"Non ho proprio spazio"
Detto sottolineato dalla gestualita' tipica di portare alla gola una mano con le quattro dita non opponibili piegate a 90 gradi rispetto al palmo ed effettuando, con la stessa, una o piu' oscillazioni orizzontali mentre si spalancano gli occhi. Nel 99% dei casi, le stesse persone che la pronunciano sono le prime ad avventarsi sui dolci tre minuti dopo.

Al PRIMO posto - Alla fine dell'antipasto
"Certo che potremmo finire anche qui!"
La frase e' di certo l'apoteosi dell'ipocrisia e meriterebbe l'espulsione immediata dei commensali che la pronunciano.

W la pancia che si puo' riempire in allegria!