sabato 28 febbraio 2009

Generazioni

Credo purtroppo che possa essere detto, con una minima percentuale di errore, che i padri e le madri finiscono sempre per avere ragione.
Aggiungerei che tale dote sia veramente casuale e odiosa quasi quanto la tagliente sincerita' dei bambini che spesso viene chiamata "ingenuita'".

Detto questo, a lode e gloria della categoria, quello che vorrei appuntarmi a futura memoria e' un altro concetto.

Sono convinto che il mestiere di genitore sia inevitabilmente un lavoro a tempo determinato, forse "a progetto".
Un padre e una madre resteranno per sempre un padre e una madre, ma arrivera' un momento in cui non saranno piu' genitori.
Ed e' nel riconoscere quel momento che essi portano a compimento la loro "missione".
E' singolare dunque: un genitore puo' dirsi tale quando capisce che deve smettere di esserlo; quando riesce ad anticipare di quel soffio che basta la "fisiologica necessita'" di indipendenza di un figlio facendogli vivere la scelta dell'indipendenza stessa come una decisione personale e libera.

Se mai saro' un padre, vorrei esserlo in questo modo: senza spingere e senza trattenere. Tanto abile da comprendere il momento giusto in cui iniziare a finire di essere un genitore.

domenica 22 febbraio 2009

Il concerto

Immagina un mare cristallino in una giornata limpida.
Immagina una spiaggia soffice e deserta.
Immagina di immergerti in quel mare e di scoprirne la bellezza.
Immagina di scrutarne il fondale senza respirare, per non turbare in nessun modo la quiete della superfice sotto il tuo mento, alla ricerca di una bellezza sempre nuova e sempre maggiore.

Adesso sai cosa si prova ad ascoltare un concerto di musica classica.
Perdendosi nell'armonia di un suono complesso e perfetto.
Ricercando una bellezza sconosciuta e non estranea.
Rimanendo in apnea per non rischiare di contaminare in nessun modo il suono e farlo arrivare intatto fino a te.

mercoledì 18 febbraio 2009

Riflessi

Fateci caso.
Quando uno specchio riflette la nostra immagine, quella e' la nostra realta', il nostro essere nel presente, ne' piu' ne' meno.
A me capita sempre piu' spesso, invece, di fare caso al mio riflesso su altro che non sia uno specchio: una superficie qualsiasi che rifletta poco o tanto.
Quello che mi colpisce e' che in questo tipo di riflessi non vedo rappresentata la mia figura, ma vedo come l'immagine di un'altra persona.

Detto cosi' puo' sembrare banale, ma non lo e' ... almeno per quanto mi riguarda.
Il fatto e' che a volte succede di vedersi riflessi per un istante in circostanze per cui il riflesso non e' piu' soltanto un'immagine, ma diventa un rappresentazione di uno stato in cui versiamo, di un ruolo in cui ci troviamo, di una storia di cui siamo i personaggi.
E complice di questo "effetto" e' proprio l'imprecisione, l'approssimazione del riflesso stesso, che lascia ai dettagli e ai contorni un margine di fantasia soggettivo e "magico", fatto per aggiungere qualcosa che vorremmo vedere o eliminare qualcos'altro di cui ci piacerebbe fare a meno.

Prima che alziate la cornetta per comporre il 118 provo a fare qualche esempio.

Tutto ebbe inizio quando, da piccolo, vedevo il mio riflesso comparire a tratti sul finestrino dell'auto di mio padre e mi trovavo a immaginare come sarebbe stato quello stesso riflesso dopo anni, cosa e come sarei diventato da grande.
Bambino riflessivo, non c'e' che dire :)

Un altro riflesso che ricordo con nitidezza risale a molti anni dopo, quando, studente universitario, attraversavo un periodo particolarmente travagliato che mi aveva portato (chissa' se solo quello) ad aumentare di peso in maniera sconsiderata: una persona con evidenti problemi di obesita' mi veniva incontro dalla porta a vetri di un'aula ... non ho mai voluto ammettere che ero io.
Giovane traviato ... :)

Anni dopo, per fortuna, persi parte dei Kg accumulati in maniera dissennata, tagliai i capelli che ormai avevano raggiunto una lunghezza da fare invidia alla migliore Alanise Morrisette e partii alla volta di Roma, dove intravidi nel finestrino di un vagone della metro un ragazzo(?) con un'avventura personale a cui dare inizio, tanti ostacoli da superare e tanti traguardi per cui valeva la pena di iniziare ad allenarsi.
Emigrante in erba :)


Giorni fa dal finestrino di un bus mi si presenta un tizio - spensierato in apparenza- circondato dal traffico di Milano in una giornata stranamente limpida che si dirige a passi lunghi e ben distesi verso ...
...verso cosa ancora non lo sapeva, ma sembrava fiducioso.