mercoledì 26 dicembre 2007

Il viaggiatore

Il viaggiatore e' un animale strano, una razza a parte con caratteristiche precise ma, allo stesso tempo, diversificato in mille tipologie diverse.

Una grande distinzione e' quella che contrappone il viaggiatore abituale dal viaggiatore di fortuna.
Il primo e' a suo agio sui mezzi di trasporto, sa come muoversi e lo fa in maniera silenziosa e precisa, sa come posizionarsi quando e' in piedi, come spostare il peso per poter mostrare al mondo il suo incredibile senso dell'equilibrio che gli consente di leggere e telefonare senza tenersi in alcun modo da nessun apposito sostegno; niente e' lasciato al caso: il posto scelto tiene conto della direzione di marcia, del grado di isolamento dal rumore e, nei casi estremi, dalla vicinanza dell'uscita delle stazione dalla porta di uscita del mezzo di trasporto.
Il secondo risulta ad, una prima analisi visiva, piu' sospettoso, guerdingo; solo dopo i primi 5 minuti di osservazione si evince che il suo stato d'animo e' in realta' tendente al timore, all'angoscia: di sbagliare un movimento, di saltare la fermata, di non arrivare in tempo all'uscita; e' cosi' non e' difficle imbattersi in qualcuno che si muonve verso l'uscita 10 femate prima (nel caso di metro) o 75 minuti prima (nel caso di treno), di qualcun'altro che prova ad abbassare le tendine elettriche dai posti piu' impensati (viti a vista, bottoni decorativi dei sedili, possacenere dei braccioli). Lo spettacolo piu' interessante a cui assistere dal punto di vista antropologico e' l'interagire della prima tipologia con la seconda: vanno sottolineati il sorriso beffardo di colui che ormai conosce l'esatto posizionamento e utilizza a memoria ogni meccanismo (tavolino estraibile, comandi elettrici, leve di spostamento) quando viene in benevolo aiuto di chi annaspa nel cercare una soluzione a questi enigmi meccanici.

Un'altra grande distinzione degna di nota e' quella che vede agli opposti il viaggiatore superorganizzato e quello spensierato.
Il primo e' pronto a qualsiasi evenienza: porta con se oggetti come una torcia elettrica, un cuscino gonfiabile, un settimanale, un quotidiano, la settimana enigmistica e, ovviamente, una scorta alimentare tale da garantire una sopravvivenza plurimensile in caso di attacco nucleare; tiene i soldi in un pratico borsellino appeso al collo e incastrato nell'elastico delle mutande e ha sempre a portata di mano una confezione di salviettine umidificate (cilindrica da 1000 strappi).
Il secondo viaggia possibilmente senza bagaglio, tiene i soldi nel portafoglio nella tasca posteriore dei jeans e (suscitando l'incredulita' del viaggiatore superorganizzato), se ha fame, compra cio' che passa il carrellino!

Tralasciando le tante altre tipologie, cito le due che, a mio parere, sono le piu' riscontrabili e meglio identificabili: il viaggiatore sereno e quello intransigente.
Il viaggiatore sereno arriva al posto che a prenotato, sistema i suoi bagagli, saluta cordialmente chi trova nelle vicinanze, si accomoda.
Il viaggiatore intransigente arriva sbuffando, mira con uno squardo pieno di combattivita' il suo posto, saluta guardando i numeri dei posti, sistema i suoi bagagli emettendo suoni che sottolineano il suo sforzo, si siede lamentandosi, nell'ordine, del poco spazio, della scarsa pulizia, dei prezzi. In genere i suoi improperi si concudono con la frase "solo in Italia queste cose" (come se avesse girato per tre continenti negli ultimi due mesi).

A quale categoria appartengo io?
Tendenzialmente a quella del viaggiatore sereno, ma si sa che ogni viaggio e' diverso e cambia in base allo stato d'animo.
Comunque se alla stazione o all'aeroporto, in metro o sul tram, vi passa davanti un tizio col giaccone a tre quarti che addenta una mela verde ... quello sono io.

venerdì 21 dicembre 2007

Si parte!

Stamattina sveglia prestissimo, ma non importa.
Giornata di lavoro intensa, ma non importa.
Mi aspettano 15 ore di treno, ma non importa.

Ritorno a casa!
Passo il Natale con i miei cari e tra gli amici, con la mia ragazza e nella mia citta'.
Non mi lascero' trasportare da derive socio-moralistiche. Non in questo post.
Dico solo che stamattina a Milano eravamo tutti in giro con delle valige enormi: o Milano e' diventata una citta' turistica, oppure noi meridionali siamo davvero tanti!
Ormai che in Italia si possano distinguere tre regioni geografiche in base agli abitanti: Il Sud, il Centro e ... il Sud (quello dal Po in su).

Ad ogni modo, quello che volevo dirvi e' un'altra cosa: volevo dirvi come vivo la partenza, in questo che non è un venerdì quaslsiasi, ma IL venerdì.

La sera prima e' la parte piu' bella delle ferie: quando assapori quello che ti aspettera' e quando la fine delle del periodo di vacanza e' troppo lontana, tanto da sembrare inesistente.
In questa fase ssono gentile con tutti, rispondo volentieri e gentilmente al telefono, anche ai venditori di vino e shampoo.

La sera del giorno della partenza e' carica di fibrillazione, tanto che l'ansia di perdere il treno, l'aereo, la nave, il pulmann, vengono travolte e neutralizzate.
In questa fase emetto gioia come una supernova emette luce. Ogni conversazione (telefonica e non), ogni mail di lavoro, ogni conto pagato ad un registratore di cassa, si conclude immancabilmente con un augurio di buone feste.

Il viaggio non puo' che essere piacevole, nonostante i vettori italiani del trasporto di persone ce la mettano tutta per renderlo infernale.
In questa fase mi rilasso, entro a far parte della categoria dei viaggiatori clementi, in contrapposizione a quella dei viaggiatori tesi/impauriti/frustrati/intransigenti.

Io preferisco il treno. 15 ore sono tante, ma mi consentono di gustarmi con lucidita' e calma quello che sta succedendo: sto tornando a casa.

giovedì 13 dicembre 2007

Caffeinodipendenza


Un tempo non bevevo caffe'. Mai.
Poi, non so quando, come e perche', ho cominciato a berlo. Oggi non ne posso fare a meno, dal lunedi' al venerdi. Il caffe' della mattina al bar, macchiato; quello delle pause durante la mattina, lungo; quello durante il lavoro, lunghissimo (americano) nella mia tazza dal valore inestimabile; quello dopo pranzo, normale; quello americano il pomeriggio; quello del dopo cena, normale.
Unico vizio a mia vita raminga, il caffe'. Non ditemi che fa' male che tanto me ne fotto. ME-NE-FO-TTO!
Ooohhhhh!

E sapete perche?
Perche' la mattina mi sveglio alle 6:30, mi prendo il freddo perche' il riscaldamento ancora non e' partito, mi prendo il ghiaccio uscendo di casa, mi metto in macchina, mi faccio 13 Km e 1274 semafori, arrivo infreddolito in ufficio ...
... ma poi entro al bar, il bar di Attilio l'interista, che sa esattamente cosa prendo a quell'ora, e non fa passare 10 secondi dal momento in cui metto piede nel suo locale per farmelo trovare sul bancone ... e io mi sento un Re: mi beo di quei cinque minuti di "lusso" che mi concedo. Cinque minuti di oblio da quello che c'e' fuori dalla porta di quel bar.
Si dice che per essere felici bisogna sapersi accontentare. Io credo che accontentarsi significhi anche riconoscere quali possono essere i "lussi" che ci si puo concedere e gustarseli.

Adesso siete pronti per leggere il testo di questa Canzone di Gaber (alla fine del post ho messo i link al video: magari ascoltatela perche' lui la interpretava perfettamente) e a vedere come una canzone leggera e simpatica, partendo dalle nostre sensazioni di tutti i giorni, puo' diventare motivo di riflessione in un solo verso...

Una brutta giornata,
chiuso in casa a pensare,
una vita sprecata,
non c'è niente da fare,
non c'è via di scampo,
quasi quasi mi faccio uno shampoo.

Uno shampoo?

Una strana giornata,
non si muove una foglia,
ho la testa ovattata,
non ho neanche una voglia,
non c'è via di scampo:
sì, devo farmi per forza uno shampoo.

Uno shampoo? Sì, uno shampoo.

schhh... scende l'acqua, scroscia l'acqua calda, fredda, calda... giusta!
Shampoo rosso, giallo, quale marca mi va meglio... questa!

Schiuma, soffice, morbida, bianca, lieve, lieve,
sembra panna, sembra neve...
La schiuma è una cosa buona, come la mamma,
che ti accarezza la testa quando sei triste e stanco,
una mamma enorme, una mamma in bianco!

Sciacquo, sciacquo, sciacquo...

Seconda passata.

Son convinto che sia meglio quello giallo senza... canfora!
I migliori son più cari perchè sono anti... forfora!

Schiuma, soffice, morbida, bianca, lieve, lieve,
sembra panna, sembra neve...

[parlato]: La schiuma è una cosa pura, come il latte:purifica di dentro.

E' una cascata, che ti da un senso di benessere, di pulizia.

La schiuma è una cosa pura ... e sacra ...e bianca ... come la Democrazia.

Sciacquo, sciacquo, sciacquo...

Fffffff... fon!

Giorgio Gaber - "Lo shampo" - 1972


martedì 11 dicembre 2007

Metro dopo Metro

Recuperio vecchio blog - 16 Marzo 2006
Continua il lento e inesorabile recupero dei post del vecchio blog; mi dispiace non riportare, per adesso, i commenti che erano stati lasciati: vedro' di inserirli in futuro.

Oggi riporto un post scritto poco tempo dopo essermi trasferito a Roma, quando iniziava una nuova fase della mia vita e tante nuove esperienze, difficolta', situazioni, avventure mi aspettavano.

La pigrizia regna sovrana su questo Blog! Per "cambiare l'aria" a queste modeste pagine, posto un semplice resoconto di ciò che faccio ogni mattina in metropolitana. Parentesi. La metropolitana la prendo da circa due settimane Passerò qualche tempo a Roma e questo sarà per me l' unico mezzo di locomozione a parte le mie gambe. Chiusa parentesi. Ogni mattina mi immergo letteralmente nel fiume di persone che simulano le dinamiche dei fluidi per dare la sveglia alla città entrando e uscendo dal suo ventre. Devo dire che i primi giorni entrare in metro mi rendeva molto triste: non ci ero abituato. Dunque ciò che notavo era la frenesia spasmodica di chi mi urtava correndo, la delusione sul volto della ragazza che ha capito che dovrà prendere il prossimo treno perchè ormai quello che ha davanti è troppo pieno, l'angoscia misurata del turista che sta attento alle femate, la scortesia acida della signora che si sente spinta da quel cafonedrogatocapellone che altra colpa non ha se non quella di essere travolto dall'onda d'urto delle persone che si uccidono pur di guadagnarsi un posto dentro il treno. Alla fine quel mio sguardo depresso di ogni mattina, che cercava nei disagi degli altri una magra consolazione al mio stato di "angoscia" dovuto alla mancanza di sole e di aria fresca, si è trasformato in un vero e proprio strumento di osservazione che, almeno, mi occupa i 40 minuti di "traghettamento". Così il senso di claustrofobica frustrazione è svanito e ha fatto posto a un divertente espediente scacciapensieri. Osservo. Discretamente, per carità : non sono un guardone! Passo dai due amici romanacci che parlano della partita di calcio, ai due adolescenti in preda ai rimescolamenti ormonali che si scambiano battute cretine quanto sinceramente divertite; dalla vecchietta che si muove sulla metro come se fosse a casa sua, alla studentessa modello pronta a scendere da quel treno e meritarsi quel 30 e lode che le riempirà il libretto con una nuova riga e lo spirito con tanta autostima. Mi soffermo un attimo in più su un neonato in braccio alla madre. Mi diverto a sentire i commenti di qualcuno sulle notizie sul giornale (guardone e impiccione!). Ogni tanto provo a scoprire se c'è qualcuno che fa il mio stesso mestiere. Ultimamente mi sono evoluto: porto con me un libro abbastanza tascabile e, se lo spazio me lo consente, leggo e tutto passa più veloce. Se dovessi scordare il libro o se lo spazio vitale dovesse essere angusto, posso sempre tornare al mio sport sotterraneo, fino a quando i miei pensieri non verranno interrotti dalla solita vocina ... una vocina che a volte non so se arriva alle mie orecchie o al mio cervello direttamente: - "Me scusi, che ... scende?" - "Si". (Per oggi basta allenamento).

domenica 9 dicembre 2007

Musica e poesia

Chiamarle canzoni, quelle di Guccini, e' riduttivo.
O meglio, potrebbero anche essere chiamate canzoni, a patto di non chiamare cosi' anche quelle dei vari Meneguzzi, DJ Francesco, Gigi D'alessio.
Comunque, se non la conoscete gia', leggete questa canzone, e ditemi se non vedete quello che state leggendo, se non lo toccate.
Quella di Guccini credo sia una forma d'arte completa, che unisce alla sensibilita' dell'artista, il rigore lessicale che e' necessario (a mio parere) per comunicare sentimenti ed emozioni.

Mi affascina il mistero delle vite
che si dipanano lungo la scacchiera
di giorni e strade, foto scolorite
memoria di vent’anni o di una sera.
E mi coinvolge l’eterno gocciolare
e il tempo sopra il viso di un passante
e il chiedermi se nei suoi occhi appare
l’insulto di una morte o di un’amante,
la rete misteriosa dei rapporti
che lega coi suoi fili evanescenti
la giostra eterna di ragioni o torti
il rintocco scaglioso dei momenti,
il mondo visto con gli occhi asfaltati
rincorrendo il balletto delle ore
noi che sappiamo dove siamo nati
ma non sapremo mai dove si muore.

Mi piace rovistare nei ricordi
di altre persone, inverni o primavere
per perdere o trovare dei raccordi
nell’apparente caos di un rigattiere:
quadri per cui qualcuno è stato in posa,
un cannocchiale che ha guardato un punto,
un mappamondo, due bijou, una rosa,
ciarpame un tempo bello e ora consunto,
pensare chi può averli adoperati,
cercare una risposta alla sciarada
del perché sono stati abbandonati
come un cane lasciato sulla strada.
Oggetti che qualcuno ha forse amato
ora giacciono lì, senza un padrone,
senza funzione, senza storia o stato,
nell’intreccio di caso o di ragione.

E la mia vita cade in altra vita
ed io mi sento solamente un punto
lungo la retta lucida e infinita
di un meccanismo immobile e presunto.
Tu sei quelli che son venuti prima
che in parte hai conosciuto, e quelli dopo
che non conoscerai, come una rima
vibrante e bella, però senza scopo.
E’ inutile cercare una risposta,
sai che non ce ne sono e allora tenti
un bussare distratto a quella porta
che si chiuse soltanto ai sentimenti.
Non saprai e non sai.
Questo dolore che vagli fra le magli di un tuo cribro
svanisce un po’ nel contemplare un fiore
si scorda fra le pagine di un libro.

Perché non si fa a meno di altre vite
anche rubate a pagine che sfogli
oziosamente, e ambiguo le hai assorbite
da fantasmi inventati che tu spogli
rivestendoti in loro piano piano
come se ti scoprissi in uno specchio
L’Uomo a Dublino, o l?ultimo Mohicano
che ai 25 si sentiva vecchio.
E percorriamo strade non più usate
figurando chi un giorno ci passava
e scrutiamo le case abbandonate
chiedendoci che vite le abitava,
perché la nostra è sufficiente appena
ne mescoliamo inconsciamente il senso;
siamo gli attori ingenui di un palcoscenico misterioso e immenso

Vite - Francesco Guccini

giovedì 6 dicembre 2007

Deliri neuronici

Ho lanciato in esecuzione un comando che non mi dara' risultati prima di un'ora.
Per cui mi sono detto "Alzati un po' Massimo: fai due passi, raddrizzati un po', rilassati".
Cosi' ho smesso di ragionare su indicatori e soglie e mi sono messo a pensare cosi ... come dire ... "a cazzo".
Riporto di seguito la lista completa dei pensieri raccolti da cinque minuti fa ad ora.

Pensiero n°1
Sto dimagrendo. Bene: sto meglio con me stesso.

Pensiero n°2
Cazzo c'e' il sole oggi a Milano! E che e' successo!?

Pensiero n°3
Devo fare la lavatrice dei bianchi questo week end

Pensiero n°4
Devo chiarire la situazione ferie natalizie.

Pensiero n°5
Se questo coglione dell'ufficio accanto non smette di alzare al voce, lo sopprimo. Ma che cazzo di gente viziata/frustrata.

Pensiero n°6
Ancora grida sto coglione! Oh Gesu', Giuseppe, S.Anna e Maria! Ho capito: ora sparo la musica a palla e vediamo chi vince.

Pensiero n°7
Eppure, a pensarci bene, ne ho fatti guai in vita mia ... ma non ho mai rotto un vetro. E si: magari qualche bicchiere, ma un vetro in quanto tale (un infisso, ad esempio, un quadro) mai. Nemmeno una porta a vetri, che ne so', uno specchio. Quand'ero piccolo giocavo a palla in casa, le ho colpite le finestre ... eppure non ho mai rotto un vetro ... bene.
A dire la verita' una volta, mentre ero steso sul divano un quadro si e' staccato dalla parete ed e' caduto a terra. Cioe' non e' che il quadro che si e' staccato: e' il chiodo che ha ceduto. Si e' rotto il vetro di quel quadro. Ma mica l'ho rotto io.
Non ho mai rotto un vetro ....

lunedì 3 dicembre 2007

In questo mondo ...











beati i ricchi, perche' il mondo gira per loro;
beati i ricchi, perche' possono essere generosi dimenticando cos'e' la generosita';
beati i ricchi, perche' possono essere solidali, dimenticando cos'e' la solidarieta';
beati i rcchi, perche' se non possono comprarsi la salute, possono comprare le cure;
beati i ricchi, perche' se non altro, possono dimenticare i piccoli problemi;
beati i ricchi, perche' i piccoli problemi possono essere quelli piu' frustranti;
beati i ricchi, perche' possono votare chi fa i loro interessi;
beati i ricchi, perche' se sono ricchi, un motivo ci sara' no?
beati i ricchi.
beati.

"E sempre allegri bisogna stare, che il nostro piangere fa male al re".