martedì 17 novembre 2009

Gesti

Cos'e' che scandisce la mia vita? O almeno, cos'e' che scandisce le mie giornate?
Cento vasche stile libero ogni mattina?
Mille tasti dietro un monitor?
Un milione di parole?
Un miliardo di pensieri?

O forse le mie giornate arrivano alla fine grazie ad un pensiero solo?
Magari non sempre uguale: un pensiero. Uno alla volta.
Un pensiero dopo l'altro costruisco qualcosa che non so, che cerco di immaginare mediando le aspettative e le ansie, mescolando con distrazione entusiasmo e riflessione, soppesando con cura gli stimoli e avendo cura di scartare i rimorsi e le paure.

Bon: due parole di poco senso e poco significato giusto per dire che ogni tanto il blog lo aggiorno :)

domenica 26 luglio 2009

Pasta fredda con zucchine

Oggi a pranzo pasta fredda con un po' di roba dentro; base di tutto: due zucchine in padella.
E qui si leva il coro di (da Nord a Sud) "e alura?" - " e sticazzi" - "e ora m'ha tadju".
Bene.
Pero' in realta' queste due zucchine hanno anche un significato che va al di la del loro valore nutrizionale ed e' il seguente (devo sbrigarmi a scriverlo prima che suonino al campanello gli infermieri con la camicia bianca): riesco ad abituarmi.

Riesco ad abituarmi un po' a tutto.
Negli ultimi anni ho dovuto e saputo abuituarmi a molte cose: al traffico caotico delle grandi citta', ad un'alimentazione controllata e organizzata, al lavoro e al modo di affrontarlo, al relazionarmi alle persone in maniera sempre piu' diversificata in base alle situazioni e ai ruoli.

Le zucchine, il cavolfiore, i broccoli e tutto cio' che puzza a cucinarlo sono l'emblema di questo mio lento e fisiologico cambiamento: cosi' come ho fatto l'abitudine ad alimenti che un tempo non mi sognavo non solo di cucinare, ma nemmeno di mangiare nel miglior ristorante, allo stesso modo ho imparato a gestire situazioni che in gioventu' erano estranee al mio modo di vivere (e devo dire che sono tante).

Alla fine credo che l'abituarsi sia sintomo di crescita, di evoluzione.
A patto che "abituarsi" significhi "migliorarsi e non "rassegnarsi".

lunedì 20 luglio 2009

Prospettive

Se guardo indietro vedo tante cose,
anche quelle dimenticate.
Vedo strade scorrere dietro di me
Vedo stanze silenziose e sconosciute
Vedo luci accecanti al di la' porte spalancate
Vedo sentieri tortuosi dopo ogni ostacolo
E vedo decisioni senza scelte
e lacrime senza pianti.

Se guardo avanti vedo solo ombre sfocate
in attesa che le pupille possano abituarsi
non so ancora se al buio o alla luce.

martedì 5 maggio 2009

32 ben portati

Questo 5 Maggio inizia con un risveglio in riva al mare.
Inizia senza ansie e senza fretta, con lentezza programmata.
Senza ansie e senza fretta, con lentezza programmata compio 32 anni

Il mio cane mi fa' (come tutte le mattine in cui mi ritrova) un mare di feste.
Auguri, colazione, caffe'.
Doccia.
Nell'asciugarmi i capelli l'occhio cade sul solito gruppetto di anarchici capelli bianchi; non so se e' suggestione, ma il gruppetto si e' infoltito.
Non ho voglia di capire se considerarli un segno della natura, del tempo o del caso: semplicemente oggi non li conto, non li considero e non li (mi) analizzo. Per cui, con un soffio di phon ben assestato, li disperdo fra gli altri capelli scuri, che li nascondono come clandestini fra la folla.

A tavola si susseguono i momenti normali ed emblematici di un compleanno domestico: le foto, la torta, la candelina accesa.
C'e' da spegnerla. C'e' da spegnerla e, mi dicono, da esprimere un desiderio.
Cosa desidero davvero non lo so. A cosa augurarmi di diverso dalla mia vita almeno per oggi non ci penso.
E allora soffio su quella candelina senza caricarla di pensieri, ma disperdendoli come un colpo di phon disperde qualche capello bianco.

domenica 22 marzo 2009

Lo spettro del quintale

Una delle attivita' che mi tiene occupata la mente in questo periodo e' la lotta spietata contro l'adipe!
Per fortuna o, come qualcuno sostiene, per una mia patologia maniacale nel dedicarmi alle cose, per adesso sto ottenendo risultati incoraggianti.
Cosi' uno dei rituali piu' piacevoli e' quello di fare due passi al centro di Milano di sabato mattina e fermarsi in piazza del Duomo per l'operazione di pesaggio presso la farmacia "Carlo Erba".
Cosi' anche quest'ultimo sabato, pieno di speranza, prendo il tram e vado incontro al mio destino: arrivo in farmacia, mi procuro 50 centesimi, salgo sulla bilancia, inserisco la moneta e aspetto. Aspetto che lo scontrino venga fuori e si riveli amico affettuoso oppure ostile detrattore. Stamattina e' andata bene: ho perso 1,3 Kg in una sola settimana (forse troppo, ma va bene cosi').
Nell'atto di strappare il benevolo scontrino, mi viene spontaneo fare un sorriso di soddisfazione, mentre mi risistemo giacca e tracolla prima di uscire.
La gioia dipinta sul mio viso non sfugge alla signora in fila, che assorta mi osserva e, pian piano, mi regala anche lei un sorriso luminoso e sincero che a Milano e' raro incontrare ma che spesso serve tanto!
La sciura era contenta per me.
In risposta al suo magnifico segno di solidarieta', la mia espressione di autoincoraggiamento si trasforma anch'essa in sorriso.
Cosi' mi avvicino alla signora e le sussurro "Mi vede ottimista?".
La signora mi conferma "Certo!!!!".
Io le dico che ha ragione e con gli occhi la ringrazio per quella piccola dose di fiducia che ha voluto trasmettermi.
La giornata e' iniziata bene.

sabato 28 febbraio 2009

Generazioni

Credo purtroppo che possa essere detto, con una minima percentuale di errore, che i padri e le madri finiscono sempre per avere ragione.
Aggiungerei che tale dote sia veramente casuale e odiosa quasi quanto la tagliente sincerita' dei bambini che spesso viene chiamata "ingenuita'".

Detto questo, a lode e gloria della categoria, quello che vorrei appuntarmi a futura memoria e' un altro concetto.

Sono convinto che il mestiere di genitore sia inevitabilmente un lavoro a tempo determinato, forse "a progetto".
Un padre e una madre resteranno per sempre un padre e una madre, ma arrivera' un momento in cui non saranno piu' genitori.
Ed e' nel riconoscere quel momento che essi portano a compimento la loro "missione".
E' singolare dunque: un genitore puo' dirsi tale quando capisce che deve smettere di esserlo; quando riesce ad anticipare di quel soffio che basta la "fisiologica necessita'" di indipendenza di un figlio facendogli vivere la scelta dell'indipendenza stessa come una decisione personale e libera.

Se mai saro' un padre, vorrei esserlo in questo modo: senza spingere e senza trattenere. Tanto abile da comprendere il momento giusto in cui iniziare a finire di essere un genitore.

domenica 22 febbraio 2009

Il concerto

Immagina un mare cristallino in una giornata limpida.
Immagina una spiaggia soffice e deserta.
Immagina di immergerti in quel mare e di scoprirne la bellezza.
Immagina di scrutarne il fondale senza respirare, per non turbare in nessun modo la quiete della superfice sotto il tuo mento, alla ricerca di una bellezza sempre nuova e sempre maggiore.

Adesso sai cosa si prova ad ascoltare un concerto di musica classica.
Perdendosi nell'armonia di un suono complesso e perfetto.
Ricercando una bellezza sconosciuta e non estranea.
Rimanendo in apnea per non rischiare di contaminare in nessun modo il suono e farlo arrivare intatto fino a te.

mercoledì 18 febbraio 2009

Riflessi

Fateci caso.
Quando uno specchio riflette la nostra immagine, quella e' la nostra realta', il nostro essere nel presente, ne' piu' ne' meno.
A me capita sempre piu' spesso, invece, di fare caso al mio riflesso su altro che non sia uno specchio: una superficie qualsiasi che rifletta poco o tanto.
Quello che mi colpisce e' che in questo tipo di riflessi non vedo rappresentata la mia figura, ma vedo come l'immagine di un'altra persona.

Detto cosi' puo' sembrare banale, ma non lo e' ... almeno per quanto mi riguarda.
Il fatto e' che a volte succede di vedersi riflessi per un istante in circostanze per cui il riflesso non e' piu' soltanto un'immagine, ma diventa un rappresentazione di uno stato in cui versiamo, di un ruolo in cui ci troviamo, di una storia di cui siamo i personaggi.
E complice di questo "effetto" e' proprio l'imprecisione, l'approssimazione del riflesso stesso, che lascia ai dettagli e ai contorni un margine di fantasia soggettivo e "magico", fatto per aggiungere qualcosa che vorremmo vedere o eliminare qualcos'altro di cui ci piacerebbe fare a meno.

Prima che alziate la cornetta per comporre il 118 provo a fare qualche esempio.

Tutto ebbe inizio quando, da piccolo, vedevo il mio riflesso comparire a tratti sul finestrino dell'auto di mio padre e mi trovavo a immaginare come sarebbe stato quello stesso riflesso dopo anni, cosa e come sarei diventato da grande.
Bambino riflessivo, non c'e' che dire :)

Un altro riflesso che ricordo con nitidezza risale a molti anni dopo, quando, studente universitario, attraversavo un periodo particolarmente travagliato che mi aveva portato (chissa' se solo quello) ad aumentare di peso in maniera sconsiderata: una persona con evidenti problemi di obesita' mi veniva incontro dalla porta a vetri di un'aula ... non ho mai voluto ammettere che ero io.
Giovane traviato ... :)

Anni dopo, per fortuna, persi parte dei Kg accumulati in maniera dissennata, tagliai i capelli che ormai avevano raggiunto una lunghezza da fare invidia alla migliore Alanise Morrisette e partii alla volta di Roma, dove intravidi nel finestrino di un vagone della metro un ragazzo(?) con un'avventura personale a cui dare inizio, tanti ostacoli da superare e tanti traguardi per cui valeva la pena di iniziare ad allenarsi.
Emigrante in erba :)


Giorni fa dal finestrino di un bus mi si presenta un tizio - spensierato in apparenza- circondato dal traffico di Milano in una giornata stranamente limpida che si dirige a passi lunghi e ben distesi verso ...
...verso cosa ancora non lo sapeva, ma sembrava fiducioso.

domenica 25 gennaio 2009

Sistema Calabria

Nessuno ne parla.
Ma il problema della mia terra alcuni non lo capiscono, altri non lo vogliono capire, altri ancora vogliono che non si capisca.
Nelle poche e semplici parole di un magistrato tutto quello che c'e' da sapere.



Come dice Salvatore Borsellino (fratello di Paolo): "Oggi i magistrati si uccidono senza armi, ma con le carte bollate".